Il controllo dei valori del colesterolo È essenziale per prevenire e gestire il rischio cardiovascolare, ma troppo spesso l’attenzione si limita al dato numerico del colesterolo totale. In realtà, ciò che fa realmente la differenza è la valutazione delle sue frazioni, in particolare quella considerata “più pericolosa” per le arterie: il colesterolo LDL.
Colesterolo “buono” contro colesterolo “cattivo”: cosa significa
Nel linguaggio medico, il colesterolo si divide principalmente in due tipi: HDL e LDL. Il colesterolo HDL (High Density Lipoproteins) è definito “buono” perché rimuove l’eccesso di colesterolo dalle arterie, trasportandolo al fegato dove può essere eliminato. Questa funzione gli conferisce effetti protettivi nei confronti delle malattie cardiovascolari.
Al contrario, le LDL (Low Density Lipoproteins), comunemente note come colesterolo “cattivo”, hanno il compito di trasportare il colesterolo dal fegato alle cellule del corpo. Se i livelli di LDL superano la soglia raccomandata, il colesterolo tende ad accumularsi sulle pareti delle arterie, formando placche che ostacolano la normale circolazione sanguigna e aumentano il rischio di patologie come aterosclerosi, infarto e ictuscolesterolo.
Per questo motivo, è fondamentale monitorare soprattutto il valore del colesterolo LDL nel sangue.
La formula fondamentale: come si calcola il colesterolo LDL
Per identificare il valore effettivo di colesterolo LDL, esiste una formula universalmente adottata nella clinica, chiamata formula di Friedewald. Occorre conoscere tre parametri forniti da qualsiasi profilo lipidico ematico: colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi.
La formula di Friedewald è la seguente:
Colesterolo LDL = colesterolo totale – [colesterolo HDL + (trigliceridi/5)]
Per esempio:
- Colesterolo totale: 220 mg/dL
- HDL: 50 mg/dL
- Trigliceridi: 100 mg/dL
- Colesterolo LDL: 220 – [50 + (100/5)] = 220 – [50 + 20] = 220 – 70 = 150 mg/dL
Questa formula permette di stimare con buona precisione la quota di colesterolo più pericolosa. Tuttavia, perde attendibilità quando i trigliceridi superano i 250-300 mg/dL, condizione in cui il risultato può risultare “falsamente” troppo basso, quindi si suggerisce cautela nell’interpretazione in questi casi.
L’identificazione corretta del valore di LDL è cruciale: rappresenta uno dei marker più affidabili per il rischio di malattie cardiovascolari, molto più della semplice valutazione del colesterolo totale o del colesterolo LDL isolato.
Non solo LDL: il ruolo del colesterolo non-HDL
Recentemente l’attenzione dei medici si è focalizzata anche su un altro valore lipidico, altrettanto semplice da calcolare e spesso ancora più predittivo: il colesterolo non-HDL. Questo parametro si ottiene sottraendo la quota di HDL dal valore del colesterolo totale:
Colesterolo non-HDL = colesterolo totale – colesterolo HDL
Questo valore include tutte le frazioni aterogene (cioè potenzialmente dannose) del colesterolo, comprese le LDL, le VLDL e altre lipoproteine. Uno dei vantaggi principali è che la sua determinazione è indipendente dai valori di trigliceridi, risultando più affidabile quando questi sono elevati o variabili rispetto alla formula di Friedewald per le LDL.
Le principali linee guida europee definiscono i seguenti valori di riferimento del colesterolo non-HDL in funzione del rischio cardiovascolare individuale:
- Basso rischio: < 130 mg/dL
- Rischio moderato: < 115 mg/dL
- Alto rischio: < 100 mg/dL
- Rischio molto alto: < 85 mg/dL
Più fattori di rischio presenti (età, ipertensione, fumo, diabete, sovrappeso) più stringenti saranno i limiti da rispettare. Per chi ha già subito eventi cardiovascolari, diabete o ipercolesterolemia ereditaria, le soglie devono essere ancora più basse, facendo del colesterolo non-HDL uno dei parametri più importanti per la prevenzione e la gestione degli esiti cardiovascolari.
Valori ottimali e quando preoccuparsi
Non esiste un unico valore soglia valido per tutti: le indicazioni variano in relazione ai fattori di rischio cardio-vascolare individuali. Tuttavia, alcuni riferimenti sono considerati attendibili nella pratica clinica:
- Colesterolo totale: normale se < 200 mg/dL; limite tra 200 e 250 mg/dL; pericoloso se > 250 mg/dL.
- Colesterolo LDL: dovrebbe essere < 160 mg/dL in soggetti sani, < 100 mg/dL per soggetti ad alto rischio (diabetici, già colpiti da infarto, ictus, angina pectoris, ecc.), < 70 mg/dL nei casi più critici.
- Colesterolo HDL: protettivo se > 40 mg/dL negli uomini e > 50 mg/dL nelle donne.
- Colesterolo non-HDL: mantenere sotto i livelli precedentemente indicati, in base al rischio individuale.
Quando consultare il medico
Qualora il valore di LDL risulti superiore alle soglie raccomandate, o si associ ad altri fattori di rischio come ipertensione, obesità centrale, fumo o diabete, è necessario rivolgersi al medico per una valutazione personalizzata. Un eccesso di colesterolo LDL può infatti promuovere la formazione di placche aterosclerotiche sulle pareti arteriose, aumentando il rischio di gravi eventi cardiovascolari.
Va inoltre ricordato che il rapporto tra colesterolo totale e HDL offre un’indicazione aggiuntiva del rischio, risultando particolarmente significativo qualora superi 5 nell’uomo o 4,5 nella donna.
Limiti e considerazioni nella misurazione
Il colesterolo LDL calcolato mediante la formula di Friedewald risulta attendibile soltanto per valori di trigliceridi inferiori a 250-300 mg/dL. Per valori superiori, il dato è meno preciso e viene suggerita la determinazione diretta del colesterolo LDL con metodi di laboratorio specifici.
Dieta, stile di vita attivo, riduzione del consumo di grassi saturi e trans, nonché il controllo del peso corporeo, svolgono un ruolo determinante nella riduzione del colesterolo LDL e non-HDL, costituendo la prima linea d’azione insieme – se necessario – a una terapia farmacologica specifica.
In conclusione, il calcolo corretto del colesterolo LDL, insieme all’analisi del colesterolo non-HDL, rappresenta lo strumento più efficace per valutare e gestire il rischio cardiovascolare. Una maggiore attenzione ai dettagli dell’assetto lipidico, piuttosto che al solo valore di colesterolo totale, consente interventi più tempestivi e mirati, riducendo la probabilità di eventi cardiovascolari e aumentando la speranza di vita in buona salute.








